Un ragazzo del Pd di Nuvolento(Bs), che si trovava a bordo di una nave in arrivo dalla Grecia, ha segnalato alla polizia portuale di Venezia la presenza a bordo della nave di immigrati sospetti di irregolarità. In 5 poliziotti sono riusciti a trovare ben 23 immigrati clandestini, che senza la segnalazione del giovane bresciano non sarebbero stati controllati da nessuno, proprio secondo il trattato di Schengen.
La notizia è anche riportata su "Il Gazzettino".
martedì 26 agosto 2008
martedì 12 agosto 2008
Famiglia Cristiana, 2° attacco al Governo Berlusconi
Dal Corriere della Sera (12/08/08)
ROMA — Famiglia Cristiana, il settimanale cattolico con una diffusione record, ora attacca frontalmente il governo sulla politica per la sicurezza, accusandolo di voler scatenare «una guerra tra poveri». In un editoriale, il periodico delle Edizioni Paoline diretto da Antonio Sciortino non fa sconti all'esecutivo: «La verità è che il Paese da marciapiede i disagi li offre da tempo ma la politica li toglie dai titoli di testa, sviando l'attenzione con le immagini del "Presidente spazzino", l'inutile gioco dei soldatini nelle città, i finti problemi della sicurezza. Neanche fossimo in Angola...». E non manca una stoccata al sindaco Gianni Alemanno per la sua intenzione di vietare ai poveri di rovistare nei cassonetti, iniziativa di nuovo stigmatizzata ieri dal cardinal Martino (presidente del Pontificio consiglio Giustizia e pace) dai microfoni di Radio Vaticana.
ROMA — Famiglia Cristiana, il settimanale cattolico con una diffusione record, ora attacca frontalmente il governo sulla politica per la sicurezza, accusandolo di voler scatenare «una guerra tra poveri». In un editoriale, il periodico delle Edizioni Paoline diretto da Antonio Sciortino non fa sconti all'esecutivo: «La verità è che il Paese da marciapiede i disagi li offre da tempo ma la politica li toglie dai titoli di testa, sviando l'attenzione con le immagini del "Presidente spazzino", l'inutile gioco dei soldatini nelle città, i finti problemi della sicurezza. Neanche fossimo in Angola...». E non manca una stoccata al sindaco Gianni Alemanno per la sua intenzione di vietare ai poveri di rovistare nei cassonetti, iniziativa di nuovo stigmatizzata ieri dal cardinal Martino (presidente del Pontificio consiglio Giustizia e pace) dai microfoni di Radio Vaticana.
venerdì 1 agosto 2008
L'Inno frainteso da Bossi
Da "Lettere al Direttore" (1/08/08) - Giornale di Brescia:
Le chiedo caldamente un po’ di spazio sul Suo Giornale per una spiegazione necessaria su una esternazione poco rispettosa di Umberto Bossi sull’Inno Nazionale, ribadita anche in Parlamento dal capogruppo della Lega, che mi risulta non essere fatta per la prima volta,ma che dimostra, se ce n’è bisogno, la scarsa conoscenza del testo dell’Inno di Mameli nonché della storia a cui esso è legato da parte di Bossi & Co così come da parte di molti, troppi italiani. - Dirò, per non essere male inteso, che lo faccio senza alcuna acrimonia in quanto un tempo ho militato nelle file della Lega ed ho sempre avuto molta simpatia per il suo Leader, simpatia che non è venuta meno anche quando anni fa venni costretto a lasciare il movimento leghista, avendo pubblicamente ed in buona compagnia (con Vito Gnutti ed altri), espresso la mia opinione di votare al ballottaggio per il candidato sindaco di centrodestra, l’amico Dalla Bona. - Ora però sono dispiaciuto che si continui ad interpretare l’Inno, anzi a maltrattarlo fraintendendo un passo della prima strofa (sono cinque), solo allo scopo di sostenere l’idea federalista, che ormai condividiamo in molti in Italia e per l’affermazione della quale ci sono ben altri validi argomenti che non quello dell’Italia «schiava» di Roma. - Pertanto da vecchio maestro di scuola invito a leggere ed analizzare il testo con conoscenza sintattica e grammaticale là dove è scritto «... Dov’è la Vittoria? / Le porga la chioma, / chè schiava di Roma / Iddio la creò». Entro quindi nel merito: faccio notare che la Vittoria è scritta con la lettera maiuscola essendo considerata una dea che porge la chioma (il capo) davanti al vincitore come da antica tradizione, che nella citazione storica è Roma con le sue virtù guerriere. Ora vediamo i due pronomi: il primo «Le» è riferito all’Italia, nominata nel verso precedente alla quale la Vittoria deve inchinarsi; il secondo pronome «la» è riferito alla Vittoria, da secoli schiava della «virtus» guerriera romana. Il «chè», con l’accento, non è pronome relativo (sta per perché), ma semplicemente una congiunzione causale che ci permette di capire il senso del testo così: la Vittoria si prostri all’Italia, perché Dio la (la Vittoria) creò schiava di Roma. Pertanto, a rigor di logica e coerenza poetica, l’Italia, dopo essersi cinta il capo dell’elmo di Scipione (l’Africano, vincitore di Annibale Cartaginese a Zama), eroico condottiero romano, con ridestato orgoglio, diventi l’erede di Roma guerriera e sempre vittoriosa. - A testimoniare questa precisa lettura sta l’amore per l’Italia dell’Autore che, giovanissimo, fu volontario nella prima guerra per l’indipendenza e, mazziniano convinto, morì nell’estrema difesa della Repubblica Romana. Se poi leggiamo le altre quattro strofe dell’Inno «degli Italiani» così da Lui intitolato, si evince il suo grande amore per tutta l’Italia e gli italiani che devono affrancarsi dopo secoli dalla dominazione straniera: Egli ricorda la battaglia di Legnano, il valore sfortunato del Ferrucci, fiorentino, il ragazzo genovese G. Battista Perasso detto Balilla, che lancia il sasso della rivolta contro gli austriaci, la «squilla» dei Vespri Siciliani, ed infine stigmatizza la barbarie dei Cosacchi in Italia ed in Polonia nelle scorribande durante le guerre napoleoniche. - Se mi è concessa una piccola digressione dirò che proprio quel Giuseppe Verdi del «Va pensiero...» del Nabucco, caro a Bossi, musicò anche le opere «la Battaglia di Legnano» ed «I Vespri Siciliani». Ciò perché i tempi erano maturi anche artisticamente per cantare l’amore di patria. - Spero che quanto spiegato col rigore delle mie conoscenze storico-musicali sia sufficiente per una giusta comprensione da parte di tutti, nonché del recidivo Bossi, che io invito cordialmente a chiedere lumi a chicchessia, ma anche a sua moglie che è una preparata maestra che lo consiglierà a desistere, se non vuol essere... bocciato in sintassi della lingua italiana. Veda per altro di trovare altri argomenti, e ce ne sono tanti, per colpire la famelica burocrazia romana delle caste e dei privilegi. - Chiudo la mia lettera, caro Direttore, segnalando ancora una volta, l’esistenza di un Cd da me presentato fin dal 2004 dal titolo «Italia, Italia!» che contiene la storia, il testo, il canto di tutte cinque le strofe, la spiegazione dell’Inno, la biografia del Mameli ed altri canti patriottici, che ho approntato perché ancora troppi italiani, non conoscendolo, lo interpretano male o lo storpiano. - A suo tempo fu recensito anche dal Suo Giornale da parte del compianto amico Angelo Franceschetti, e fu inviato anche al Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi nonché a Lippi che lo insegnasse ai suoi calciatori,che poi vinsero il Mondiale. Era costato qualche sacrificio economico all’Associazione volontari di guerra di cui sono il segretario provinciale, ma ne era ben valsa la pena. - Mi meraviglia tuttavia che tanti «cervelloni» storico letterari in circolazione non abbiano sentito il dovere di chiarire da tempo i significati del testo dell’inno, a beneficio di tutti. - IRIS MARIO PERIN - Brescia -
Le chiedo caldamente un po’ di spazio sul Suo Giornale per una spiegazione necessaria su una esternazione poco rispettosa di Umberto Bossi sull’Inno Nazionale, ribadita anche in Parlamento dal capogruppo della Lega, che mi risulta non essere fatta per la prima volta,ma che dimostra, se ce n’è bisogno, la scarsa conoscenza del testo dell’Inno di Mameli nonché della storia a cui esso è legato da parte di Bossi & Co così come da parte di molti, troppi italiani. - Dirò, per non essere male inteso, che lo faccio senza alcuna acrimonia in quanto un tempo ho militato nelle file della Lega ed ho sempre avuto molta simpatia per il suo Leader, simpatia che non è venuta meno anche quando anni fa venni costretto a lasciare il movimento leghista, avendo pubblicamente ed in buona compagnia (con Vito Gnutti ed altri), espresso la mia opinione di votare al ballottaggio per il candidato sindaco di centrodestra, l’amico Dalla Bona. - Ora però sono dispiaciuto che si continui ad interpretare l’Inno, anzi a maltrattarlo fraintendendo un passo della prima strofa (sono cinque), solo allo scopo di sostenere l’idea federalista, che ormai condividiamo in molti in Italia e per l’affermazione della quale ci sono ben altri validi argomenti che non quello dell’Italia «schiava» di Roma. - Pertanto da vecchio maestro di scuola invito a leggere ed analizzare il testo con conoscenza sintattica e grammaticale là dove è scritto «... Dov’è la Vittoria? / Le porga la chioma, / chè schiava di Roma / Iddio la creò». Entro quindi nel merito: faccio notare che la Vittoria è scritta con la lettera maiuscola essendo considerata una dea che porge la chioma (il capo) davanti al vincitore come da antica tradizione, che nella citazione storica è Roma con le sue virtù guerriere. Ora vediamo i due pronomi: il primo «Le» è riferito all’Italia, nominata nel verso precedente alla quale la Vittoria deve inchinarsi; il secondo pronome «la» è riferito alla Vittoria, da secoli schiava della «virtus» guerriera romana. Il «chè», con l’accento, non è pronome relativo (sta per perché), ma semplicemente una congiunzione causale che ci permette di capire il senso del testo così: la Vittoria si prostri all’Italia, perché Dio la (la Vittoria) creò schiava di Roma. Pertanto, a rigor di logica e coerenza poetica, l’Italia, dopo essersi cinta il capo dell’elmo di Scipione (l’Africano, vincitore di Annibale Cartaginese a Zama), eroico condottiero romano, con ridestato orgoglio, diventi l’erede di Roma guerriera e sempre vittoriosa. - A testimoniare questa precisa lettura sta l’amore per l’Italia dell’Autore che, giovanissimo, fu volontario nella prima guerra per l’indipendenza e, mazziniano convinto, morì nell’estrema difesa della Repubblica Romana. Se poi leggiamo le altre quattro strofe dell’Inno «degli Italiani» così da Lui intitolato, si evince il suo grande amore per tutta l’Italia e gli italiani che devono affrancarsi dopo secoli dalla dominazione straniera: Egli ricorda la battaglia di Legnano, il valore sfortunato del Ferrucci, fiorentino, il ragazzo genovese G. Battista Perasso detto Balilla, che lancia il sasso della rivolta contro gli austriaci, la «squilla» dei Vespri Siciliani, ed infine stigmatizza la barbarie dei Cosacchi in Italia ed in Polonia nelle scorribande durante le guerre napoleoniche. - Se mi è concessa una piccola digressione dirò che proprio quel Giuseppe Verdi del «Va pensiero...» del Nabucco, caro a Bossi, musicò anche le opere «la Battaglia di Legnano» ed «I Vespri Siciliani». Ciò perché i tempi erano maturi anche artisticamente per cantare l’amore di patria. - Spero che quanto spiegato col rigore delle mie conoscenze storico-musicali sia sufficiente per una giusta comprensione da parte di tutti, nonché del recidivo Bossi, che io invito cordialmente a chiedere lumi a chicchessia, ma anche a sua moglie che è una preparata maestra che lo consiglierà a desistere, se non vuol essere... bocciato in sintassi della lingua italiana. Veda per altro di trovare altri argomenti, e ce ne sono tanti, per colpire la famelica burocrazia romana delle caste e dei privilegi. - Chiudo la mia lettera, caro Direttore, segnalando ancora una volta, l’esistenza di un Cd da me presentato fin dal 2004 dal titolo «Italia, Italia!» che contiene la storia, il testo, il canto di tutte cinque le strofe, la spiegazione dell’Inno, la biografia del Mameli ed altri canti patriottici, che ho approntato perché ancora troppi italiani, non conoscendolo, lo interpretano male o lo storpiano. - A suo tempo fu recensito anche dal Suo Giornale da parte del compianto amico Angelo Franceschetti, e fu inviato anche al Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi nonché a Lippi che lo insegnasse ai suoi calciatori,che poi vinsero il Mondiale. Era costato qualche sacrificio economico all’Associazione volontari di guerra di cui sono il segretario provinciale, ma ne era ben valsa la pena. - Mi meraviglia tuttavia che tanti «cervelloni» storico letterari in circolazione non abbiano sentito il dovere di chiarire da tempo i significati del testo dell’inno, a beneficio di tutti. - IRIS MARIO PERIN - Brescia -
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